|
Description: |
Engravings
Paintings
Painted engravings
High or low-relief
Sculpture
In vari punti dell'insediamento preromano furono rinvenuti materiali ceramici cui si accosta la tomba a tumulo scavata nel 1966. La tomba vede esempi simili a Lavello e Ordona. Il corredo era composto da un'olla decorata sulla spalla con denti di lupo, un attingitoio biansato d'impasto, quattro fibule, un rasoio a lama rettangolare, un anello, un cerchio attraversato da forellini e un'armilla in filo d'oro che rappresenta un unicum nel panorama della Daunia. Dall' VIII secolo la frequentazione del sito sarà ininterrotta: nel 1980, nell'esplorazione dell'aggere, fu rinvenuto un fondo di capanna con materiali del subgeometrico Dauno I. Nell'area di Montarozzi furono trovate due sepolture di infante ad enchytrismòs, una di queste era provvista di un corredo funerario che la pone nell'ultimo terzo del VII secolo a. C. Nel 1992, si rinvenne un altro pìthos. Il vaso che conteneva il corpo del defunto era all'interno della casa, dunque è chiara la relazione tra le sepolture dei neonati e la capanna. Questo tipo di sepolture fu ritrovato in altre località della Daunia a partire già dalla fine dell'età del Bronzo: Salapia, Cupola, Lavello, Ordona, Casone, fino al VI secolo. A questo secolo è legata la costruzione di un'imponenete muraglia, la cui edificazione non sembra avere ragioni belliche, dal momento che all'interno del circuito murario si estendeva un terreno la cui vastità era pari a circa duecento ettari. La popolazione, di fronte al pericolo, avrebbe potuto pensare di abitare uno spazio a scopo difensivo più ristretto. Inoltre, il lato settentrionale della cinta muraria coincide con il corso del Celone, al tempo navigabile e dunque fornito di punti di approdo. La ragione della costruzione della cinta muraria va a questo punto cercata nell'esigenza di definire il territorio di Arpi. Le comunità locali, nel VI secolo, appaiono quindi unite dalla costruzione di questa muraglia, ma all'interno di essa occupano zone distanti tra di loro. L'articolazione sociale di queste comunità locali è ulteriormente attestata dal rinvenimento sporadico di stele, cui si aggiungono due teste litiche e un piccolo scudo litico con sostegno a cilindro e parte superiore a disco, che secondo Marina Mazzei testimoniano l'esistenza di èlites locali. La stele di Arpi è da molti considerata come l'anello di congiunzione tra le stele di Monte Saraceno e quelle arcaiche della piana sipontina. L'esemplare dauno (scorcio VIII secolo a. C.) mostra il percorso seguito dalla scultura funeraria dauna per giungere a quella straordinaria fioritura del VII-VI secolo a. C. che, in base alle nuove ricerche, appare sempre meno improvvisa e geograficamente delimitata.
|
Figures: |
Donna acefala.
|
|
|
Chronology: |
Palaeolithic
Epipalaeolithic - Mesolithic
Neolithic
Copper Age
Bronze Age
Iron Age
Roman
Middle Age
Modern
Unknown
Le fonti letterarie affidano l'origine di Arpi al fondatore greco Diomede, in realtà il più antico documento da quest'area risale al Neolitico. Fu rinvenuto infatti del materiale preistorico e scavato un tratto di fossato durante gli scavi del 1939 e del 1941, in cui furono recuperate lame di selce, di ossidiana e di ceramica di impasto con decorazione impressa e dipinta a bande rosse. Anche nella campagna di scavo del Montarozzi (1995) vi fu il rinvenimento di una lama di ossidiana e di selci lavorate. All' VIII secolo risale la frequentazione consistente del sito. Le stele risalgono al VII-VI secolo.
|
Notes: |
Regimi idrici diversi dagli odierni garantivano la presenza di una vegetazione più ricca, con una maggiore incidenza dei boschi. |
|
|