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Description: |
Engravings
Paintings
Painted engravings
High or low-relief
Sculpture
Maria Luisa Nava, insigne studiosa delle stele, nello studio del complesso di Tiati, divide le stele tipologicamente, differenziando le stele con armi dalle stele con ornamenti e ancora in vari "tipi" per facilitarne la classificazione. L'officina di Tiati si distingue per una scelta lessicale e grafica molto particolare, sia nella decorazione primaria che secondaria. Nelle stele di I tipo è evidente una preferenza per una composizione nella quale è lasciato poco spazio all'ornato geometrico delle bande laterali e del collare che costituiscono la veste, mentre viene lasciato uno spazio maggiore alle caratterizzazioni anatomiche delle braccia, raffigurate pure nelle stele con armi, pure di II tipo, solo negli avambracci. Le mani, allungate ed affusolate, hanno una resa veristica nel I tipo, mentre sono più rigide e stilizzate e rigide nel II e III tipo. Sulle stele con armi di I e II tipo i cardiophulakes hanno un profilo sottile ed allungato, più corte e tozze sono le spade. Nelle stele di II tipo, sia con armi che con ornamenti, i cerchietti disposti in modo libero sono utilizzati per riempire le zone lasciate vuote dall'ornato primario e secondario. Per quanto riguarda le scene figurate, la fisionomia è resa "a becco d'uccello", i corpi rigidi e tozzi, nelle stele di I tipo, hanno una forma ancor più schematica nei tipi successivi, dove sono retti da gambe filiformi dai lunghi piedi. Lo stesso sistema è utilizzato per la resa grafica degli animali. Da notare, su una stele di II tipo la raffigurazione di una processione di donne con vaso in testa che avanzano verso il sacedote con la lira, un tema frequente nelle stele con ornamenti, che l'officina di Tiati ripropone, in modo innovativo su una stele con armi di II tipo. La fabbrica di Teati sembra prediligere motivi basati sul meandro e la svastica, mentre le due fabbriche, di Salapia e di Siponto, sono legate a temi circolari, con una evidente evoluzione del cerchio semplice.
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Figures: |
Figure umane ed animali, rigide e tozze nella stele di I tipo, ancora più schematiche nei tipi successivi, dove sono retti da gambe filiformi dai lunghi piedi.
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Chronology: |
Palaeolithic
Epipalaeolithic - Mesolithic
Neolithic
Copper Age
Bronze Age
Iron Age
Roman
Middle Age
Modern
Unknown
VI secolo a. C.
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Notes: |
Oltre al filone produttivo della fabbrica di Siponto, che ha prodotto il maggior numero di stele istoriate, a Salapia vi è un'officina la cui produzione segue quella sipontina, mentre una terza officina si colloca a Tiati, da porre in rilievo per l'originalità dei suoi prodotti, che si immettono in un filone diverso da quello di Siponto e Salapia. Questi due centri presentano invece tratti comuni. La casualità dei ritrovamenti caratterizza la "storia" delle stele, smosse da lavori di aratura avvenuti nel 1945, che hanno spesso decontestualizzato queste ultime, rendendo complesso lo studio sulla loro esatta ubicazione e cronologia. Datate, per lo più, in base alle necropoli nelle cui vicinanze alcuni gruppi di stele furono rinvenute, esse presentano in forma schematizzata l'immagine dei defunti, si pensava dovessero essere infisse nel terreno, poiché la parte inferiore della stele era spesso priva di decorazioni. Silvio Ferri, primo studioso di questi reperti protostorici, fu informato della loro esistenza dal Rittatore, il quale gli mostrò una testa di stele, che destò stupore e grande interesse, in un archeologo e insigne studioso di testi latini e greci. L'attitudine di Silvio Ferri a questo campo di studi, ha fatto emergere alcune ipotesi che prendevano spunto dalle raffigurazioni delle stele. Fu il primo a parlare di una civiltà del tempo omerico, sottolineando però, che tutte le incisioni, le rappresentazioni, le raffigurazioni sceniche, i simboli, i miti, i mostri e le credenze sull'aldilà, sono di un mondo che appartiene non alla civiltà dei vincitori greci, ma alla civiltà dei vinti, dei troiani, e quindi, la definì il segno di una civiltà antiomerica. I rapporti della Puglia con la Grecia, sono attestati da più fonti, che ci descrivono come i greci si trovarono di fronte ad una società fornita di centri indipendenti e piuttosto articolata: vi erano i Dauni nella parte centrale, i Peuceti in quella intemedia, i Messapi in quella meridionale. Queste civiltà, forti della loro integrità e unicità, erano partecipi di convenzioni comuni. Dunque i Greci non si trovarono in contatto con popolazioni subalterne, ma con popolazioni che presentavano una cultura propria, con le quali, si trovavano nella necessità di mediare, più che di imporre, la propria civiltà. Si è voluto vedere nelle stele un richiamo al mondo greco, non localizzabile in un preciso ambiente della Grecia, con raffigurazioni tradotte per rappresentare costumi locali. Le stele rinvenute nella piana di Siponto, sono conservate, grazie all'infaticabile lavoro di Silvio Ferri e dello studioso, ricercatore e poeta Cristanziano Serricchio, nel Castello di Manfredonia (voluto, si dice, dal giovane monarca svevo Manfredi), diventato un Museo archeologico, grazie alla cessione del castello svevo-angioino allo stato per renderlo appunto un museo. Queste brevi notizie sulle stele, credo debbano rendere chiaro il fatto che ci troviamo dinanzi ad un fenomeno non compiuto nelle sue linee essenziali, che necessita ancora di studi ed esami sistematici per una più corretta ed univoca visione del quadro della Puglia protistorica, di cui le stele sono le dirette rappresentanti. La loro varietà ed unicità ha riempito le pagine di molti libri, ma la loro enigmicità è sostenuta da vuoti storici e culturali che sono stati solo in parte colmati. La sporadicità di molti rinvenimenti di stele rende la loro comprensione, a livello geografico e cronologico, molto complessa. |
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